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Quanto siamo competitivi?

  • Immagine del redattore: Quirino Piccirilli
    Quirino Piccirilli
  • 23 lug
  • Tempo di lettura: 1 min

Le nostre aziende fanno grandi sforzi per essere competitive in questo mutevole scenario dei mercati che da diversi anni richiede altissime capacità di gestione ed elevata velocità di decisione.

Imprenditori e manager sono continuamente focalizzati sugli elementi che sviluppano competitività sui mercati nazionale ed export. Veniamo dai tempi del marketing che misurava tutto e non si passava allo step successivo se non non si era sicuri delle informazioni che si condividevano in lunghe riunioni, seguendo processi infiniti. Oggi la velocità è essenziale e l'elemento principale è la REPUTAZIONE.

La si ottiene con attività concrete e coerenti con il purpose, si diffonde col tempo e si distrugge in un attimo, coinvolge gli stakeholder, dai dipendenti ai partner, fornitori, finanziatori, clienti e banche, fino a rendere l'azienda più attrattiva per nuovi talenti da inserire.

E' frutto di un grande lavoro di coerenza e costruzione di valori che riguarda i poli principali: azienda e clienti.

Si investe molto nello sviluppo e mantenimento dei clienti, troppo poco per chi costruisce il valore che attrae clienti, i lavoratori all'interno dell'azienda. La competitività non è altro che valore riconosciuto da determinati target di clientela, quanto potrebbe crescere se tutti i dipendenti partecipassero attivamente alla costruzione degli elementi di valore, ognuno per la propria attività in base alle competenze acquisite?

Purtroppo si investe troppo poco in questa direzione e l'Italia sta perdendo competitività. Allego un frame di una ricerca di Great Place to Work Inc. con la classifica internazionale sui risultati aziendali.

C'è tanto da fare e si può fare con poco.


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